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SPAZIO / Omaggio a Fabio Mauri

SPAZIO / Omaggio a Fabio Mauri

30 maggio 2010 – 23 gennaio 2011

In omaggio a Fabio Mauri, il percorso della mostra Spazio include due opere dell’artista:

Manipolazione di cultura / Manipolation der Kultur
, 1976, 11 stampe fotografiche riportate su tela, acrilico, cm 45 × 72 ciascuna, Associazione per l’Arte Fabio Mauri, Roma.
Tra le opere più importanti realizzate da Fabio Mauri intorno al tema della strumentalizzazione ideologica del linguaggio, Manipolazione di cultura nasce originariamente come libro d’artista, pubblicato nel 1976 dalla casa editrice La Nuova Foglio. Dalle litografie originali Mauri ha tratto una serie di tavole che sono state utilizzate negli anni seguenti per le esposizioni. Si tratta di grandi fotografie intelate da una struttura tripartita: nella parte superiore appare un’immagine fotografica di documentazione storica dell’iconografia nazista e fascista, nella zona centrale una fascia dipinta a monocromo nero, nella parte inferiore una frase che descrive l’azione in forma impersonale, lasciando sottintendere il soggetto. Le azioni si riferiscono al potere di “manipolazione” culturale che il totalitarismo ha utilizzato come strumento di conquista e mantenimento del potere. Mauri svela, con questa e altre opere, la “radice del male” celata nell’ideologia e nel linguaggio che la sostiene.

Il muro occidentale o del pianto, 1993, valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno, pianta di edera, fotografia intelata, cm 400 × 400 × 60, Associazione per l’Arte Fabio Mauri, Roma.
L’opera, una delle più rappresentative di Fabio Mauri, è costituita da una serie di vecchie valigie di cuoio sovrapposte e composte in modo da realizzare un muro di quattro metri, dalla superficie regolare davanti e irregolare sul retro, sul quale trovano posto soltanto una piccola pianta di edera e una fotografia della sua prima performance (Ebrea) risalente agli anni settanta. Il muro, esplicito riferimento a quello di Gerusalemme, diventa il simbolo di ogni esilio, di ogni diaspora dove “un senso di trasmigrazione, una storia infinitamente iniziale del dolore del mondo si fa evidente”, come ha indicato l’artista stesso. Nel maniacale tentativo di comporre una superficie regolare attraverso la diversità dei singoli elementi, l’artista vede la possibilità di far quadrare e convivere qualsiasi tipo di diversità.

Fabio Mauri è nato nel 1926 a Roma, dove è morto nel 2009.