Qual è il futuro nel XXI secolo? Cosa ha ancora in comune con il futuro di velocità e rottura degli schemi di cui parlavano i futuristi?
Un’edizione speciale con cinque appuntamenti del ciclo Le storie dell’Arte dedicata al Futurismo come esempio straordinario di una modernità che si trasforma e si adatta nel corso degli anni.
Con un approccio vasto e interdisciplinare, il Futurismo ha influenzato il mondo dell’arte e della creatività contemporanea in tutte le sue sfaccettature artistiche e temporali.
Nel quarto appuntamento Roberto Dulio,insegnante di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, ci stimola una riflessione sulle relazioni tra il movimento marinettiano e l’architettura, complesse e vicendevoli: il Futurismo ispira l’architettura, ma a sua volta è ispirato dalle trasformazioni che l’architettura registra e anticipa. Allo stesso tempo sotto l’etichetta dell’architettura futurista sono tradizionalmente collocate una serie di esperienze molto diverse – Sant’Elia, Chiattone, Marchi, fino ad arrivare, nel secondo Futurismo, a Diulgheroff, Fillia e molti altri – che analizzate singolarmente rivelano genealogie e orizzonti molti più contraddittori di quelli consacrati dalla rassicurante vulgata convenzionale.
Qual è il futuro nel XXI secolo? Cosa ha ancora in comune con il futuro di velocità e rottura degli schemi di cui parlavano i futuristi?
Un’edizione speciale con cinque appuntamenti del ciclo Le storie dell’Arte dedicata al Futurismo come esempio straordinario di una modernità che si trasforma e si adatta nel corso degli anni.
Con un approccio vasto e interdisciplinare, il Futurismo ha influenzato il mondo dell’arte e della creatività contemporanea in tutte le sue sfaccettature artistiche e temporali.
Nel quarto appuntamento Roberto Dulio,insegnante di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, ci stimola una riflessione sulle relazioni tra il movimento marinettiano e l’architettura, complesse e vicendevoli: il Futurismo ispira l’architettura, ma a sua volta è ispirato dalle trasformazioni che l’architettura registra e anticipa. Allo stesso tempo sotto l’etichetta dell’architettura futurista sono tradizionalmente collocate una serie di esperienze molto diverse – Sant’Elia, Chiattone, Marchi, fino ad arrivare, nel secondo Futurismo, a Diulgheroff, Fillia e molti altri – che analizzate singolarmente rivelano genealogie e orizzonti molti più contraddittori di quelli consacrati dalla rassicurante vulgata convenzionale.