MAXXI BVLGARI PRIZE 2024
sala Gian Ferrari
a cura di Giulia Ferracci
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
per i giovani da 18 a 25 anni (non compiuti); per gruppi a partire da 15 persone; possessori biglietto d’ingresso La Galleria Nazionale, Museo Ebraico di Roma; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Accademia Costume & Moda, Accademia Fotografica, Biblioteche di Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia, Enel (per titolare badge e accompagnatore), FAI – Fondo Ambiente Italiano, Feltrinelli, Gruppo FS, IN/ARCH – Istituto Nazionale di Architettura, Sapienza Università di Roma, LAZIOcrea, Palazzo delle Esposizioni, Amici di Palazzo Strozzi, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Scuola Internazionale di Comics, Teatro Olimpico, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro di Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Youthcard; presentando alle casse un biglietto Frecciarossa o Frecciargento con destinazione Roma effettuato tra il 27 novembre 2024 e il 20 aprile 2025
valido per un anno dalla data di acquisto
minori di 18 anni; disabili che necessitano di accompagnatore; possessori di EU Disability Card e accompagnatore; dipendenti MiC; possessori della card myMAXXI; giornalisti iscritti all’albo con tessera di riconoscimento valida; accompagnatori e guide turistiche dell’Unione Europea, munite di licenza (rif. circolare n.20/2016 DG-Musei); 1 insegnante ogni 10 studenti; soci AMACI; membri CIMAM – International Committee for Museums and Collections of Modern Art; membri ICOM; giornalisti (che possano comprovare la propria attività); studenti e ricercatori universitari di storia dell’arte e architettura dell’Unione Europea, studenti delle accademie di belle arti pubbliche (iscritte AFAM) e studenti Temple University Rome Campus da martedì a venerdì (esclusi festivi); docenti IED – Istituto Europeo di Design, docenti NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, docenti RUFA – Rome University of Fine Arts; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Sotheby’s Preferred, MEP – Maison Européenne de la Photographie; il giorno del tuo compleanno presentando un documento di identità
La Collezione di arte e architettura del MAXXI rappresenta l’elemento fondante del museo e ne definisce l’identità. Da ottobre 2015 è esposta con diversi allestimenti di opere.
sala Gian Ferrari
a cura di Giulia Ferracci
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Riccardo Benassi è un artista visivo noto per il suo approccio interdisciplinare che mescola la scrittura, il suono e le nuove tecnologie indagando il rapporto tra natura e mondo digitale. Realizzata per il MAXXI BVLGARI PRIZE, ASSENZAHAH ESSENZAHAH (2024) è un’opera allestita nella sala Gian Ferrari all’interno del montacarichi del MAXXI. Qui, due cani robotici eseguono coreografie ideate dall’artista e programmate dall’lng. Edoardo Todde con il supporto del Complex Systems Laboratory diretto dal Prof. Alessandro Rizzo, presso il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino.
Sulle pareti d’acciaio una luce laser proietta un monologo interiore che allude a come le nostre tracce digitali costruiscano monumenti funebri indelebili e destinati a sopravvivere nel web oltre la vita terrena. L’opera è costituita anche da un brano musicale composto dall’artista. Il suono dai toni cristallini, ampi e dall’andamento brioso, genera uno spazio metaforico in cui i confini tra corpi umani e artificiali si dissolvono.
Con questo lavoro l’artista invita a riflettere sull’impatto delle nuove tecnologie nelle relazioni umane, sociali e affettive.
Monia Ben Hamouda è un’artista figurativa e scultrice. La sua pratica artistica riflette la complessità della propria identità interculturale. Traendo ispirazione dalle sue radici italo-tunisine e dal sincretismo culturale, l’artista reinventa alcuni dei canoni estetici consolidati attraverso un processo di contaminazione dei segni.
Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X (2024), realizzata per il MAXXI BVLGARI PRIZE, è un’installazione composta da dieci pannelli di ferro intagliati a laser, che tratteggiano motivi ispirati alla calligrafia islamica e alle forme di moschee. I segni sono stati rielaborati dall’artista tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Dipinte con tecniche miste che includono le spezie profumate della paprika, della cannella e ibisco, le lastre sono installate in modo invertito alla parete di fondo della galleria di Zaha Hadid, fungendo da cortina invalicabile al passaggio ma non alla vista.
L’opera, più che ergersi, sembra sul punto di collassare, sollecitando una riflessione sulla decadenza delle strutture culturali e religiose, e mettendo in luce la fragilità delle identità contemporanee
Binta Diaw è un’artista figurativa italo-senegalese. La sua pratica artistica esplora il corpo femminile nero nell’immaginario culturale occidentale, intrecciando la propria esperienza biografica con una riflessione sulle migrazioni e il passato coloniale. Nelle sue opere, disseppellisce storie e memorie delle comunità diasporiche africane misconosciute o taciute, contrastando l’oblio e l’invisibilità imposti dalle politiche occidentali.
Juroom ñaar (2024) è un’opera realizzata per il MAXXI BVLGARI PRIZE, ed è ispirata a un tragico evento storico del 1819, quando le donne del villaggio senegalese di Nder, pur di sfuggire all’attacco dei guerrieri Mauri e alla conseguente schiavitù, scelsero il suicidio collettivo. L’installazione si compone di sette colonne fatte di carbone e commemora i corpi delle sette donne che, mascherate da uomini, si immolarono bruciandosi vive. Intorno alle sette sculture sono annodate trecce di capelli che evocano la resilienza e la memoria di quel sacrificio. Suoni e voci in lingua Wolof, rappresentativi della tradizione orale dei cantastorie locali (griots), accompagnano il visitatore in una riflessione sulla lotta per la dignità umana.
La scelta dei materiali e dei motivi non solo riflette la tradizione e l’identità culturale, ma trasforma l’opera in un tributo alla resistenza contro ogni forma di prepotenza.
Il progetto vincitore del primo MAXXI BVLGARI PRIZE FOR DIGITAL ART And We Thought (2021-ongoing), di Roberto Fassone, analizza il rapporto tra arte e intelligenza artificiale, interrogandosi sul concetto di autorialità e sulla capacità creativa dell’IA. Nella sua pratica artistica, Fassone riflette sui processi creativi e sulla percezione della realtà, con un approccio ironico e giocoso. Attraverso la performance, il video, e installazioni site-specific esplora i confini dell’immaginazione dando vita a fabulazioni, narrazioni immaginifiche, realtà parallele e mondi paradossali.
And We Thought esplora i temi legati alla creatività, alla collaborazione tra intelligenza umana e algoritmica e alla percezione del reale, dimostrando come le tecnologie possano amplificare e arricchire il processo creativo.
L’opera offre spunti di riflessione inediti per ripensare il ruolo dell’artista, il concetto di autorialità e la stessa esperienza estetica. Non si limita a utilizzare il digitale come strumento, ma riflette sul modo in cui le tecnologie influenzano la percezione della realtà, la memoria collettiva e le relazioni interpersonali.
Il progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti, che dal 2018 unisce il MAXXI e Bulgari e che negli anni ha lanciato tanti nuovi talenti sulla scena internazionale, torna per la sua quarta edizione.
Sono Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda e Binta Diaw i tre finalisti.
Ad aprire il percorso espositivo è ASSENZAHAH ESSENZAHAH di Riccardo Benassi. All’interno del montacarichi del Museo due cani robotici eseguono delle coreografie create dall’artista, muovendosi nello spazio accompagnati da un componimento musicale e da un testo laser proiettato sulle pareti.
Al centro dello spazio l’opera di Binta Diaw, intrisa di memoria personale e collettiva: si intitola Juroom ñaar ed è ispirata a un evento storico del 1819 commemorato dall’artista con sette colonne di carbone. Sette sono infatti le donne del villaggio senegalese di Nder le quali morirono dandosi fuoco per evitare la schiavitù a seguito dell’invasione dei Mori.
Con Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X di Monia Ben Hamouda si conclude il percorso della mostra. L’opera è composta da dieci pannelli di ferro intagliati a laser con motivi ispirati alla calligrafia islamica e alle moschee. Le lastre sono installate sulla parete di fondo della galleria, creando un effetto di collasso che rievoca la fragilità delle identità contemporanee.
Al termine del progetto espositivo sarà decretato il vincitore di questa edizione, la cui opera sarà acquisita dal Museo.
Novità di quest’ultima edizione è il MAXXI BVLGARI PRIZE FOR DIGITAL ART, un riconoscimento per celebrare opere che esplorano il rapporto complesso e sempre più intrecciato tra arte, tecnologia e innovazione. Se lo aggiudica, per la prima volta, l’opera And We Thought di Roberto Fassone, che analizza il rapporto tra arte e intelligenza artificiale, interrogandosi sul concetto di autorialità e sulla capacità creativa dell’IA – in mostra dal 17 gennaio al 2 marzo 2025 nella lobby del Museo.
Riccardo Benassi
Monia Ben Hamouda
Binta Diaw
Roberto Fassone