Schede Biografiche

Marisaldi, Eva

Nata nel 1966 a Bologna, Marisaldi ha studiato all’Accademia di Belle Arti e al DAMS di Bologna.
Esordisce nel 1988 a Bologna nella Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa Mediterranea.
Le sue mostre personali, iniziate nel 1990 con un’esposizione presso la Galleria Neon di Bologna, si susseguono con regolarità annuale fino alle più recenti del 2000 al MART di Trento e del 2001 alle gallerie S.A.L.E.S. di Roma, De Carlo di Milano, Meert Rihoux di Bruxelles.
Numerose sono anche le sue partecipazioni a mostre collettive in Italia e all’estero tra cui nel 1993 la Biennale di Venezia, nel 1999 la Biennale di Istanbul, nel 2001 ancora la Biennale di Venezia, dove presenta Senza fine, una serie di 35 bassorilievi in gesso.
Nel 2000 partecipa alla prima edizione del Premio per la Giovane Arte Italiana, con l’installazione Base, entrata a far parte delle Collezioni del Centro nazionale per le arti contemporanee e attualmente esposta a “Contemporaneo – Temporaneo”, lo spazio mostre dell’ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma.

La sua produzione artistica è caratterizzata dall’uso di tecniche diverse: della scultura, al ricamo, dalle installazioni ai video, alla fotografia, con particolare attenzione ai temi della sfera privata dell’uomo e la sua quotidianità, alla realtà sociale e all’ambiente.
In un mondo spezzettato, fatto di frammenti, allusioni e suggestioni, Marisaldi punta lo sguardo sui dettagli e gli aspetti meno appariscenti della realtà. L’artista indaga le modalità che regolano la comunicazione ed il linguaggio e le norme che influenzano i comportamenti individuali, i ruoli sociali e le relazioni interpersonali.

Nel suo lavoro, con un approccio quasi antropologico, cerca di svelare quello che si cela dietro le convenzioni e ciò che il linguaggio codificato non riesce a palesare.
Talvolta coinvolge il pubblico in performance che esplorano i meccanismi della narrazione o della memoria; altre volte ritrova immagini infantili di archetipi collettivi che ripropone sempre filtrati poeticamente attraverso gestualità o costruzioni enigmatiche. Grazie a lei la comunicazione prende forme mobili o fluide, forme aperte e indefinite come il linguaggio parlato o i frammenti di scrittura.