Qual è il futuro nel XXI secolo? Cosa ha ancora in comune con il futuro di velocità e rottura degli schemi di cui parlavano i futuristi?
Un’edizione speciale con cinque appuntamenti del ciclo Le storie dell’Arte dedicata al Futurismo come esempio straordinario di una modernità che si trasforma e si adatta nel corso degli anni.
Con un approccio vasto e interdisciplinare, il Futurismo ha influenzato il mondo dell’arte e della creatività contemporanea in tutte le sue sfaccettature artistiche e temporali.
Nel secondo appuntamento Domenico Quaranta,critico d’arte, curatore e docente, ci racconta come negli ultimi decenni, il futuro come spazio di proiezione, utopia e desiderio sia scomparso gradualmente dal nostro orizzonte. La nostra capacità di immaginare un tempo oltre il presente è stata gradualmente minata da una serie di eventi storici, ansie apocalittiche e realizzazioni: la sensazione che non ci sia alternativa al capitalismo; la trasformazione della rivoluzione digitale nella banalità di una routine quotidiana infestata da notifiche, e della rete emancipatrice degli anni Novanta in un angusto panopticon senza vie di fuga; il collasso ambientale generato dal riscaldamento globale. Il futuro ci ha deluso ed è diventato, in una prospettiva accelerazionista, qualcosa da reinventare. Apparentemente, negli stessi anni, questa reinvezione ha preso forma attorno a una tecnologia emergente: la blockchain.
Qual è il futuro nel XXI secolo? Cosa ha ancora in comune con il futuro di velocità e rottura degli schemi di cui parlavano i futuristi?
Un’edizione speciale con cinque appuntamenti del ciclo Le storie dell’Arte dedicata al Futurismo come esempio straordinario di una modernità che si trasforma e si adatta nel corso degli anni.
Con un approccio vasto e interdisciplinare, il Futurismo ha influenzato il mondo dell’arte e della creatività contemporanea in tutte le sue sfaccettature artistiche e temporali.
Nel secondo appuntamento Domenico Quaranta,critico d’arte, curatore e docente, ci racconta come negli ultimi decenni, il futuro come spazio di proiezione, utopia e desiderio sia scomparso gradualmente dal nostro orizzonte. La nostra capacità di immaginare un tempo oltre il presente è stata gradualmente minata da una serie di eventi storici, ansie apocalittiche e realizzazioni: la sensazione che non ci sia alternativa al capitalismo; la trasformazione della rivoluzione digitale nella banalità di una routine quotidiana infestata da notifiche, e della rete emancipatrice degli anni Novanta in un angusto panopticon senza vie di fuga; il collasso ambientale generato dal riscaldamento globale. Il futuro ci ha deluso ed è diventato, in una prospettiva accelerazionista, qualcosa da reinventare. Apparentemente, negli stessi anni, questa reinvezione ha preso forma attorno a una tecnologia emergente: la blockchain.